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La Tristezza di Bastianich

Bastianich

La Tristezza di Bastianich

Bastianich presenta la nuova linea My Selection di McDonald per il 2019: 3 nuove creazioni consigliate dal famoso ristoratore italo americano, che confermano sulla scia dell’anno scorso, un rinnovamento del brand nella direzione delle materie prime di alta qualità.

Non è un paese per fast food

L’italia non è un paese per fast food, questo lo si è capito. Lo ha capito in primis McDonald’s, che dopo il discreto successo degli esordi, dovuto probabilmente all’euforia della novità e alle campagne pubblicitarie sempre ben orchestrate e capillari, ha visto i suoi fatturati scendere vertiginosamente negli ultimi anni.

Questo perchè le imprese locali hanno saputo riorganizzarsi a dovere, risponendo con la tradizione italiana alla moda tutta americana dell’hamburger. Una fioritura straordinaria di paninerie Slow Food, che utilizzano materie prime di alta qualità: carni di Chianina, di Angus, di Maiale dei Nebrodi, farine ricercate e ortaggi biologici.

A riprova del fatto che gli italiani sono poveri in canna, ma alla qualità del cibo, proprio non sanno rinunciare.

 

Una svolta Slow

Urgeva dunque una risposta decisa, che sottolineasse un cambio di direzione.

E quale migliore interprete poteva trovare la multinazionale del fast food, se non questo personaggio burbero e simpatico, dotato di  carisma eccezionale e di una certa autorevolezza presso il grande pubblico?

il piano era perfetto. Mettere Bastianich nel libro paga, inventarsi due o tre proposte farcite di IGP e DOP italiani e rilanciare l’immagine del fast food americano, come alternativa qualitativamente all’altezza della concorrenza locale.

«Essendo nato a New York City gli hamburger fanno da sempre parte delle mie abitudini. La ricerca degli ingredienti di qualità DOP e IGP invece è parte delle mie origini italiane» - Joe Bastianich

I conti senza l’oste

Gli era sfuggito solo un piccolo dettaglio: il prodotto. Li abbiamo assaggiati quei panini l’anno scorso. E davvero avremmo voluto vedere cosa avrebbe potuto dirne Bastianich se qualcuno glieli avesse proposti a Master Chef…

Insipidi, sciatti, male assortiti. E non è per sparare sulla croce rossa,  lo stesso McDonald ne ha fatti di migliori negli anni.

Che il povero Bastianich non abbia messo mano a questi panini è abbastanza palese. Come il suo imbarazzo nel momento in cui il copioso bonifico sul suo conto si concretizza in quelle 3 ore di calvario in cui il prodotto deve assaggiarlo, promuoverlo e, a malincuore, esaltarlo.

L’espressione del volto tradisce una certa rassegnazione, ma tranquillo Joe, ti capiamo, per qualche milione di dollari anche noi la racconteremmo qualche frottola. Lui poi è furbo, la butta sulla nostalgia, ci racconta di quando da piccolo mangiava da McDonald (era piccolo eh, quindi innocente!).

Poi la butta sulla democrazia gastronomica “Quante famiglie possono permettersi l’esperienza di un ristorante di lusso? McDonald’s con questa operazione rende più democratico l’accesso al cibo di qualità. E dà a tutti la possibilità di assaggiare ingredienti che a volte è anche difficile trovare, come la cipolla di Tropea vera, quella Igp”

Caro Joe, non occorre andare da McDonald per assaggiare la cipolla di Tropea, e soprattutto se vuoi godertene il sapore non la impasti dentro un miscuglio di altri ingredienti che qualitativamente non sono alla sua altezza. Anche sul prezzo c’è poi da ridire, direbbe De Andrè: il costo di questi panini non è affatto inferiore alla concorrenza del settore, paragonare l’esperienza ai ristoranti stellati, sottolineando come (ovviamente) sia alla portata di tutti è un artificio retorico.

Il peggio di sè però lo da quando sottolinea che “Fare meglio dello scorso anno è stata una vera sfida, ma sono certo che abbiamo ancora una volta centrato l’obiettivo”. No Joe, fare peggio dell’anno scorso sarebbe una vera sfida, fidati, improba oserei dire.

 

La qualità, un valore aggiunto da riconoscere

Il presupposto chiariamolo non è del tutto malsano: unire la cultura newyorkese dell’hamburger alla qualità di certi prodotti d’èlite italiani. Il punto però è che non basta fare un miscuglio di DOP ed IGP per rendere una creazione appetibile. Ma questo Joe Bastianich lo sa meglio di noi.

D’altra parte spacciare il cibo qualsiasi per cibo di alta qualità è una moda remunerativa, che va a tutto vantaggio di chi la qualità non la produce. Produrre a basso costo e vendere allo stesso prezzo di chi impiega materie prime prestigiose, si traduce in guadagni esorbitanti. E in tutto questo la vittima, non innocente, è il consumatore non informato, che non distingue il vero dal falso, l’alta qualità dallo standard.

Insomma i panini di Bastianich, che di Bastianich hanno solo quel perplesso imbarazzo, ce li meritiamo tutti. E non è solo McDonald a giocare sull’equivoco, attenzione. Anche le imprese locali, che della qualità fanno ormai il loro cavallo di battaglia, spesso giocano sull’ignoranza del consumatore, che non distingue l’angus o la chianina dal manzo qualsiasi e che gli condede un ampio ed insperato margine di guadagno.

L’ignoranza si badi non è mai una scusante. Non lo è per la legge, non lo è nella vita. Se vogliamo mangiare bene, occorre investire innanzitutto sulla cultura del cibo. Educare il palato al sapore ricercato, alla distinzione del gusto che giustifica un esborso economico maggiore, altrimenti tradotto in sperpero.

 

 

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