Il gusto del proibito, si sa, è da sempre un valore aggiunto. Che la trasgressione riguardi la legalità. la moralità o la salute stessa, poco cambia.
Viviamo nell’epoca del pubblico ludibrio, in cui ogni fatto privato diventa quasi inevitabilmente oggetto dello sguardo indiscreto di qualcuno e del suo giudizio.
Probabilmente, in un contesto globale che si scopre ogni giorno più fariseo, il peccato di gola rimane l’unico contesto in cui la trasgressione è ancora tollerata, con buona pace di certi integralismi alimentari, che non dubitiamo, presto arriveranno a influenzare persino la nostra dieta.

Se è vero dunque che esiste una convergenza tra la cultura del piacere e quella del proibito, reclameremmo intanto il diritto alla distinzione tra vita pubblica e vita privata, tanto caro in epoca classica, che consenta di coltivare i propri desideri senza che diventino un caso agli occhi di qualcuno.
Che poi ad ogni piacere corrisponda, quasi per principio fisico, un effetto deleterio uguale e contrario, magari procrastinato nel tempo, direi che è fatto assodato ed ognuno credo sia preparato alle conseguenze.
Siamo per l'ebbrezza del buon vino, per il prestigio di una tavola imbandita di primizie, per lo strappo gustoso alla dieta e per la religione del delizioso.
Nel concedersi al piacere della gola però, siamo convinti, c’è modo e modo. Così come in ogni trasgressione la qualità del strumento del vizio è essenziale.
Siamo per l’ebbrezza del buon vino, per il prestigio di una tavola imbandita di primizie, per lo strappo gustoso alla dieta e per la religione del delizioso.
No Comments