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i 60 anni del Gattopardo

Gattopardo

i 60 anni del Gattopardo

Era l’ottobre del 1958 quando, a seguito di innumerevoli vicissitudini, critiche e pareri contrari, Feltrinelli si decideva a pubblicare il discusso romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo.

Un romanzo che fu da molti definito come “reazionario” per la centralità della figura e del pensiero del principe di Salina. Per ragioni prettamente ideologiche venne respinto da Elio Vittorini, per ben due volte, prima alla Mondadori e poi all’ Einaudi. “Un romanzo vecchiotto” lo definì, che si attardava a descrivere in maniera prolissa la quotidianità di un giovin signore.

Il paradosso è che sono esattamente quelle digressioni di intima umanità, che hanno fatto la fortuna del Gattopardo nella letteratura mondiale. Quelle abitudini eleganti, parentesi impeccabili di poesia del quotidiano, da cui il caotico fluire delle “umane sorti e progressive” viene lasciato fuori, esiliato.

Era l’ottobre del 1958 quando, a seguito di innumerevoli vicissitudini, critiche e pareri contrari, Feltrinelli si decideva a pubblicare il discusso romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo.

Un romanzo che fu da molti definito come “reazionario” per la centralità della figura e del pensiero del principe di Salina. Per ragioni prettamente ideologiche venne respinto da Elio Vittorini, per ben due volte, prima alla Mondadori e poi all’ Einaudi. “Un romanzo vecchiotto” lo definì, che si attardava a descrivere in maniera prolissa la quotidianità di un giovin signore.

Il paradosso è che sono esattamente quelle digressioni di intima umanità, che hanno fatto la fortuna del Gattopardo nella letteratura mondiale. Quelle abitudini eleganti, parentesi impeccabili di poesia del quotidiano, da cui il caotico fluire delle “umane sorti e progressive” viene lasciato fuori, esiliato.

Il Gattopardo, un romanzo anche politico

Certamente al di là della visione intimista sussistono nel racconto le questioni politiche. il Gattopardo era e rimane un romanzo scomodo, dirompente e micidiale perché ripercorre al contrario la strada populista che acclama il risorgimento, ne mette a nudo gli opportunismi e le macchinazioni. Quel risorgimento che prometteva democrazia ed ha portato ad una frattura ancora insanata fra Nord e Sud del paese.

La sfiducia ed il cinismo del Principe, sono la voce di un pensiero fuori dal coro, che, ammettiamolo, guarda con orrore alla plebe. Una plebe intesa secondo noi non come popolo in sé e per sé, ma come manifestazione malsana di un furore ignorante, che si concretizza nella brutalità della giustizia di piazza. Una dinamica, quella dell’odio popolare, del malcontento, della manipolazione del pensiero di massa, altresì nota come demagogia, che tristemente abbiamo sperimentato nella modernità.

E’ probabile che anche questa certa aderenza alle situazioni politiche attuali abbia influito sulla scelta di Feltrinelli di venire meno ad un tributo ufficiale verso un romanzo, che ha fatto per decenni le sue fortune economiche. Nessuna festa per i 60 anni, con buona pace del figlio dello scrittore, Gioacchino Lanza Tomasi, che si è vista rispedire al mittente la sua richiesta di un’adeguata celebrazione dell’anniversario.

“Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi.”

il fatalismo meridionale

Quello che in genere si legge tra le righe famose del Gattopardo è una rassegnata visione dell’evolversi della storia, dell’immobilismo tipico della cultura siciliana, dell’incapacità o forse addirittura impossibilità di cambiamento autentico nelle cose del mondo e degli uomini.

Edward W. Said nel suo saggio sull’Orientalismo ha proposto una interpretazione del significato più ampia, leggendo nel trasformismo la necessità di adeguarsi ai tempi: cambiare per non essere fagocitati dalla storia, evolversi per rimanere a galla.

Una visione probabilmente corretta, ma noi vorremmo portare l’interpretazione sul piano dell’ intenzione. E’ infatti abbastanza diverso il fatto di raccontare lo stato delle cose da quello di farsene portavoce e sostenitore.

Se è vero, verissimo, che il Gattopardo insiste sulla caparbia natura del Siciliano, sui suoi difetti, sui suoi limiti, sulle sue connaturate idiosincrasie, è però del tutto falso affermare che ne faccia una propaganda, che ne sposi la legittimità, piuttosto che considerarla amaramente.

“I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria.”

la prospettiva della psiche

Che il Gattopardo sia un romanzo storico non v’è dubbio, ma la prospettiva della narrazione è senza dubbio soggettiva, più vicina ad un racconto intimista. Gli eventi incidono sulla quotidianità del protagonista ma quello che viene raccontato è il suo percorso interiore, fatto di nostalgie, poesia e traumi emotivi. il Gattopardo è il racconto di una fierezza morale che si estingue lentamente in un mondo di compromessi.

Gattopardo

il Film

Proprio sull’approfondimento psicologico, sul racconto intimista insiste l’adattamento cinematografico che realizzò nel 1963 Luchino Visconti. Un’opera acclamata anche da chi, come Moravia aveva espresso perplessità sul romanzo stesso. A testimonianza del fatto che al di là del discorso politico esiste una lettura più umana e intimista del Gattopardo.

«Solo Visconti, comunista aristocratico, poteva con tanta sottigliezza dosare il grado di scetticismo e di poetica nostalgia del principe di fronte alle questioni sociali e politiche dell’ epoca»

Fierezza e Nostalgia

Un universo di poesia, nostalgia, sofferta umanità. Un’umanità piena di debolezze, ma capace di distinguere fra esse quelle nobili e quelle ignobili. La capacità straordinaria del principe è la consapevolezza.

La consapevolezza dei limiti degli altri ma anche e soprattutto dei limiti propri, del proprio sistema di pensiero, del proprio giudizio. La cinica valutazione del valore delle persone care e non care, che non impedisce tuttavia l’irrazionalità dell’affetto, l’imprevedibilità dell’umano sentire.

Il testimone della fine di un’epoca, non solo storica ma forse più propriamente intima ed ideologica. La cenere che rimane all’estinguersi di un grande fuoco, ecco il Gattopardo.

“Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra ”

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