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Vegani vs Carnivori

Vegani vs Carnivori

Un’idea non priva di una certa bellezza

Partiamo da un presupposto, il veganesimo oggi è un fenomeno di costume. E’ presente a tutti i livelli e si manifesta trasversalmente in tutti gli ambienti sociali. Non è un’invenzione contemporanea, la fondazione della Vegan Society risale addirittura al 1944. Era una filosofia idealista, condivisibile o meno, che nulla aveva  a che fare col commercio. Eppure nessuno, o quasi, si era mai preoccupato o accorto dell’ esistenza dei vegani fino a una decina di anni fa, quando le grandi multinazionali del food hanno deciso che era il momento di creare un nuovo bacino di utenza per prodotti altrimenti invendibili.

Riemerge cosi la cultura vegana, che fa leva su sensibilità ed idealismo delle masse, per promuovere una nuova idea di dieta, demonizzando l’alimentazione consumistica basata su carne e derivati animali. Un’idea in linea teorica ineccepibile. Quanti di noi si cibano quotidianamente di carne semplicemente rifiutandosi di considerare che quello che abbiamo sul piatto, qualcuno da qualche parte ha dovuto ucciderlo. Sono sicuro che se toccasse a noi quel compito, molti riconsidererebbero la propria dieta in maniera severa. Altri meno, ma si sa.

Quando l’idea alimenta il mercato

Il punto però è che il diffondersi di questa idea ha poco a che vedere con l’idealismo e molto a che fare con logiche di mercato ben studiate. Eh si perché se nei presupposti la dieta Vegana è fatta di tanta naturalezza e buoni propositi, nei fatti questa scelta di vita si traduce soltanto in un cambio di rotta sugli acquisti. Bello parlare di verdure, legumi e frutta appena raccolti, ma la quotidianità di un vegano dopo poco diventa un crogiolo di “burger veggie”, “tagliate di Seitan” e altra roba che fino a 10 anni fa marciva giustamente nei banchi frigo della GDO. Oggi invece si vende e al doppio del prezzo di prima, se va bene.

Prodotti, ricordiamolo, degli stessi marchi e multinazionali che parallelamente, continuano a commerciare in carne sfruttando la logica dei tanto odiati allevamenti intensivi.

In tutto ciò avete intuito chi è fesso e chi no? E non parlo dei vegani eh, anche noi “carnivori” seguiamo la stessa logica, orientandoci all’acquisto di prodotti che nulla hanno di genuino ed autentico. Ci basta un aroma e siamo a posto. Avete mai assaggiato le patatine al Pollo Arrosto? Immaginatevi lo stesso aroma su una fetta di carne bianca di dubbia origine. Ecco, è quello che mangiamo tutti giorni.

Vegani vs Carnivori: Un’intolleranza stupida, ma spiegabile

Quello che ha accompagnato il fenomeno del Veganesimo sin dal suo riaffermarsi è stato senz’altro un sentimento di intolleranza reciproca con l’universo dei carnivori.  L’aggressività con cui i Vegani hanno attaccato i costumi e l’etica alimentare tradizionali ha sicuramente giocato un ruolo importante, ma non spiega completamente il fenomeno. Nelle risposte dei tradizionalisti è sempre presente un certo livore, tipico di chi si sente in qualche maniera attaccato nel vivo.

La verità è che entrambi i sistemi di pensiero presentano notevoli incongruenze e inadeguatezze e il rinfacciarsele pare sia un modo interessante di passare i tempo a tavola. Nuovi argomenti di dibattito.

La dieta tipica della modernità è piena di prodotti nefasti per la salute e il consumo di carne è mediamente ben al di sopra del consigliabile. Il risultato è che siamo una generazione col fegato grasso, abituata all’eccesso e costantemente altalenante fra la trasgressione e il senso di colpa che ci prende sopra la bilancia. “Sono a dieta” è il leit motiv di una cultura del food poco attenta, che privilegia l’apparenza all’autentica qualità.

D’altra parte la dieta vegana è palesemente un eccesso di privazioni, che riduce drasticamente le opportunità di gusto degli adepti e li costringe a fantasiose iperboli culinarie nel tentativo spesso puntiglioso e posticcio di far vedere che “anche il vegano puo’ essere buono”.  Sulle carenze di vitamina B12 e D, proprie di una dieta integralista si sono espressi già fior di nutrizionisti, ma tanto basta prendere un integratore no?

E’ proprio questo ottuso integralismo da ambo le parti che si traduce in un’intolleranza reciproca, stupida ma inevitabile. I carnivori con le loro battute livorose sulle grigliate e i vegani con i loro dati inoppugnabili presi da “studi certificati” su internet. Che bel quadretto.

Vegana per marketing

Fa sorridere poi il caso della star Rawvana per anni seguitissima paladina dello stile di vita vegano, recentemente colta in fragrante mentre mangiava del pesce. Ancora di più se si pensa che non si è trattato di una “scappatella” ma di una integrazione alimentare già in atto da mesi, su consiglio specifico del suo nutrizionista. Come dire vi vendo l’idea che si puo’ stare in salute con questa dieta, ma in realtà ho già testato sulla mia pelle che non è cosi. E chi tenta di ridurre il caso ad una lapidazione mediatica della sua personale figura, ovviamente non ha capito l’implicazione. Non si tratta solo di una imbonitrice che fa soldi su una filosofia alimentare, ma di un caso clinico accertato che testimonia di come già nel breve periodo questa dieta in alcuni casi possa causare dei problemi e degli scompensi.

Sarò libero di mangiare come mi pare?

Partiamo dal presupposto che ognuno è libero di mangiare quello che più gli aggrada, finchè la salute glielo consente. Il problema nasce da questa necessità di confrontare le proprie scelte con quelle degli altri, di dimostrare che sono migliori, da qualche punto di vista. E se c’è questa necessità è sempre perché di base c’è insicurezza. Nei carnivori che seguono diete sconsiderate, gustose ma deleterie nel medio-lungo periodo, quanto nei vegani, che si privano della varietà alimentare, incorrendo spesso in problemi più consistenti nel breve periodo. Insomma crediamo che se ognuno impiegasse il tempo della polemica sterile a farsi qualche esame (di coscienza e di sangue) staremmo tutti meglio, in salute e in armonia.

Un consiglio valido per tutti, vegani e non, riguarda la scelta dei prodotti alimentari. Orientatevi su prodotti di qualità certificata, ricercate sempre l’origine e se possibile l’artigianalità, fuggite dalla pigrizia che spesso vi porta a selezionare piatti pronti di dubbia provenienza. Quello si puo’ fare veramente la differenza fra una dieta sana e una malsana.

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